“Si è più beati nel dare che nel ricevere”
La fame nel mondo può essere sconfitta, non è un sogno
“Si è più beati nel dare che nel ricevere” (At. 20,35), questa è la regola d’oro del cristianesimo, ma, oggi è ancora possibile pensare che una vera gratuità possa esistere tra gli uomini?
La nostra fede ci chiama ad essere attenti e solleciti verso il prossimo, soprattutto verso gli emarginati, gli ultimi, gli esclusi. E chi è più povero di coloro ai quali manca cibo e un lavoro dignitoso?
Il diritto al cibo è riconosciuto, sin dal 1948, dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo come uno dei diritti umani fondamentali ma purtroppo, a tutt’oggi, si tratta di un diritto negato ad una parte consistente della popolazione del pianeta.
Si calcola che 805 milioni di persone nel mondo siano ancora affamate, cioè soffrano la fame in modo cronico. Secondo la Fao 161 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni hanno un ritardo nella crescita e 51 milioni sono deperiti per cause legate all’alimentazione. Dei decessi dei bambini il 45% è connesso alla malnutrizione. All’altro estremo un miliardo e mezzo di persone è in sovrappeso. Già perché il rischio è il paradosso dell’abbondanza al quale già aveva fatto riferimento Giovanni Paolo II, e ripreso spesso anche da Papa Bergoglio: c’è cibo per tutti ma non tutti possono mangiare, questo perché il “nord del mondo” preferisce sprecare.
Quello della fame è un tema che non ammette ritardi né giustificazioni, tantomeno quegli intrecci tra politica economia e ambiente che tendono ad arricchire le elite mondiali a discapito di esseri umani meno fortunati.
Il diritto al cibo è dunque l’elemento primario da cui è necessario partire: rimuovere questo scandalo dell’era moderna che ancora affligge un’ampia porzione della popolazione del pianeta. Bisogna recuperare la centralità della persona in tutte le scelte politiche, la dimensione della condivisione dell’impegno per realizzare il bene comune, per proporre finalmente uno sviluppo a misura umana.
È necessario rafforzare sistemi alimentari sostenibili, compresi investimenti per l’agricoltura povera e di sussistenza, promuovere il miglioramento delle acque, il sistema igienico e sanitario e una maggior sicurezza alimentare. Valorizzare il territorio e il legame tra produzione agricola e gestione degli ecosistemi.
Denunciare questo stato di cose, e insieme fare la propria parte per cambiarle, non è altro che parte essenziale del vivere il messaggio del Vangelo, parte integrante della nostra fedeltà alla Chiesa e al suo Magistero.
Per combattere la povertà globale, rimuovere le cause della fame e le fonti di una disuguaglianza sempre più profonda, - conseguenze di un mercato basato sulla preminenza del guadagno che ha, addirittura, ridotto gli alimenti ad una merce qualsiasi soggetta anche a speculazioni finanziarie - siamo chiamati ad un gesto di solidarietà semplice ma importante. Perché il cambiamento non sarà possibile senza che ciascuno riconosca che è compito suo.
Per superare la condizione attuale bisogna riscoprire la solidarietà. Riscoprire il legame fondamentale e l’esperienza primaria che ci costituiscono popolo nella storia e non un insieme di individui. Sovvertendo il sistema dominante incentrato sull’esasperato individualismo.
Per ottenere risultati concreti dobbiamo mirare ad un futuro solidale e rispettoso della dignità di tutti, anche dei più poveri. Non è un’utopia ultraterrena, ma un risultato raggiungibile attraverso dinamiche di solidarietà concreta che costituiscono per chi è più fortunato un appello a non dimenticare chi versa in situazioni di difficoltà, un sostegno per tenere accesa la speranza.
A tutto questo è volta la campagna “Dal Seme al Cibo” che il MCL, insieme al CEFA, sta promuovendo in questi mesi.
Nell’anno che vede il Cibo protagonista, grazie all’Expo di Milano 2015 “Nutrire il Pianeta” e all’anno internazionale dell’Agricoltura familiare, non potevamo dimenticare chi si misura ogni giorno con gli effetti della fame e della denutrizione.
Papa Francesco nei suoi ripetuti appelli per scuotere le coscienze della comunità internazionale ai vescovi di Bosnia-Erzigovina ha ripetuto “Non risparmiate energie per sostenere deboli e poveri e per aiutare chi voglia rimanere in patria evitando di ingrossare le file dei migranti”.
Proprio a questo è volta l’iniziativa “Dal Seme al Cibo” promossa dal Movimento: il raggiungimento dell’autosufficienza alimentare per 10.000 famiglie in specifiche aree del mondo estremamente povere e depresse.
Grazie ai nostri gesti di solidarietà concreta le famiglie contadine di Ecuador, Marocco, Sud Sudan e Somalia potranno avere sementi, attrezzi agricoli adeguati e formazione per sperare in un domani migliore.
A noi il compito di sponsorizzare eventi, iniziative, organizzare convegni per diffondere questa meritevole campagna.
Un futuro dove tutta l’umanità sia affrancata dallo spettro della fame deve essere possibile e se come canta Ligabue “sono sempre i sogni a dare forma al mondo” è giunta l’ora di mettersi in cammino.
Fausta Tinari