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L'attuale crisi politica e il ruolo dei cattolici

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L'attuale crisi politica e il ruolo dei cattolici

24/01/2013

L'attuale crisi politica e il ruolo dei cattolici

Spunti e considerazioni del Presidente Carlo Costalli



SPUNTI E CONSIDERAZIONI
SULL'ATTUALE CRISI POLITICA E SUL RUOLO DEI CATTOLICI



Carlo Costalli (*)

          Presentate le liste riprende il dibattito sul ruolo dei cattolici nell’attuale crisi politica.

          Da molte parti, dopo la cancellazione dell’incontro del 10 gennaio tra i Movimenti di Todi e il Prof. Monti, si è parlato del fallimento del Forum nel suo presunto tentativo di ricostruire “l’unità politica dei cattolici”. In tal modo si è dato vita ad un equivoco che è bene chiarire: infatti nessuno del Forum si è, in realtà, mai posto l’obiettivo di ricostruire “il partito dei cattolici”, né di resuscitare la loro unità politica. E in mancanza di un progetto non si può parlare di fallimento, almeno sotto quello specifico aspetto.

          Che buona parte del mondo cattolico, compreso il Forum di Todi, abbia guardato, da diversi mesi a questa parte, con interesse, simpatia, disponibilità, partecipazione e grandi aspettative, al progetto di un impegno politico diretto di Monti è fuori discussione ed ampiamente acquisito. Questo, soprattutto, nel periodo immediatamente precedente alla sua decisione di impegnarsi fattivamente in politica. E’, infatti, altrettanto innegabile e accertato che, quando la sua scelta si è configurata concretamente, qualche dubbio e perplessità sono insorte.

          Sono insorte a cominciare dall’Agenda Monti. Non è certo un caso che il Prof. Zamagni, su Avvenire dello scorso 28 dicembre, abbia scritto dell’Agenda: “Da Monti un bel documento ma senz’anima. I cattolici devono dare il loro contributo per arricchirlo. Superando l’emergenza”. In certo qual modo il Prof. Zamagni, con le sue parole, ha sintetizzato la posizione dei Movimenti cattolici di Todi. Una posizione aperta e disponibile ma, senza dubbio, anche critica e preoccupata.

          L’invito da me rivolto a Monti dalle pagine di Avvenire, a intervenire all’incontro del Forum del 10 gennaio, va letto in questo quadro. Era, infatti, finalizzato a creare l’occasione per un confronto pacato, ma molto franco, per accertare se vi fosse la disponibilità a colmare questo “vuoto d’anima”: a dare un respiro ben più ampio all’Agenda integrandola con il tema dei valori irrinunciabili, della sussidiarietà, della solidarietà, dell’economia civile e del terzo settore. Si trattava, sottolineo, di un confronto serio, non certo di una scontata consacrazione.

          Infatti sui temi etici si può magari dissentire, ma non si può tacere: pena il fatto di rinunciare a offrire una “certa idea dell’Italia e dell’Europa”, cioè una visione coerente della nostra identità, della nostra storia e del nostro futuro. E bisogna avere il coraggio di dirlo: senza una “visione dell’Italia” ci sono solo sacrifici ed emergenza ma non può esserci una vera crescita, per la quale si possono ancora chiedere, ma solo in un quadro di reale giustizia sociale, sacrifici responsabili.

          Per chiarire su questo punto non basta riaffermare, come fa Monti, di credere personalmente “che i valori etici siano fondamentali e che debbano essere difesi” preoccupandosi però di precisare, immediatamente dopo, che i temi etici “per ora non saranno al centro del programma … ora bisogna lasciare più spazio alle coscienze individuali e al Parlamento”.

          Affermare “la necessità di tutelare sempre la dignità della persona e della vita” e, nel contempo, congelare la dimensione pubblica dei temi etici affidandola alla coscienza individuale, significa fare un’affermazione politicamente non credibile. E’ innanzitutto di questo che nell’incontro del 10 gennaio si sarebbe dovuto discutere e non si è discusso, e non per colpa nostra.

          Vi è, poi, un secondo tema più politico e contingente, ma non per questo meno importante e dirimente. Già nei giorni immediatamente successivi alla sua “salita in campo”, man mano che l’iniziativa politica del presidente Monti prendeva consistenza e forma, diventava sempre più evidente che il suo progetto era cosa radicalmente diversa dall’ipotesi – da noi, come da molti altri, auspicata e perseguita – della costituzione in Italia di una vera e propria sezione del Partito Popolare Europeo: in altre parola dalla creazione, nel nostro Paese, di un centrodestra moderno ed europeo, chiaramente non populista ma fortemente radicato nei valori e nella tradizione del popolarismo.

          A questo riguardo bisogna dire che, malgrado la solenne investitura concessagli dal Partito Popolare Europeo, che lo aveva invitato ‘da esterno’ al suo vertice di Bruxelles del 13 dicembre, Monti non si è poi affatto mosso nella direzione di dar vita ad un PPE italiano.

          A conferma di ciò, quasi tutti i tentativi di molti esponenti del centrodestra di rompere con la loro parte politica originaria, per aderire all’Agenda Monti, sono stati non solo ignorati ma spesso addirittura scoraggiati. Tranne in quei rarissimi casi come, ad esempio, le candidature di Ichino e Cazzola, laddove è più che evidente una completa omogeneità a quelle sfumature di tecnocrazia riformista e illuminata che tanto caratterizzano il Montismo.

          Certo, si può ben dire che la fredda abilità e la spregiudicatezza messa in campo da Berlusconi in questa occasione – con il suo ritorno in campo improvviso e tutti i suoi repentini voltafaccia politico-programmatici – non ha certo reso facile la strada di Monti in quella direzione.
Tuttavia la scelta di Monti finisce con il configurare definitivamente il suo tentativo sulla linea “minimalista” del Terzo Polo con qualche venatura tecnocratica.

          Sulla valutazione di questa vicenda è difficile non concordare con quanto affermato sugli esiti dell’esperienza politica di Monti, da parte di Massimo D’Alema che, pur dalla sua prospettiva chiaramente di sinistra, descrive incisivamente la situazione: “Monti è un uomo che ha servito bene il Paese, una riserva della Repubblica. Ma ora sciupa se stesso, spreca le sue possibilità fino a qui molto forti di continuare a fare qualcosa di importante e di utile per l’Italia … Questa operazione non sconvolgerà gli assetti politici, come forse sarebbe avvenuto se Monti fosse entrato in politica come il campione di una destra moderata di stampo europeo che, come è noto, non ha rappresentanza. Per come è congegnata, sono convinto che non approderà da nessuna parte”.


(*) – Presidente del Movimento Cristiano Lavoratori


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