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DALLE COMUNITA’ LOCALI LA FORZA DELLA RELAZIONE E DELLA SOLIDARIETA’ PER IL FUTURO DELL’ITALIA

  MCL
  giovedì 9 giugno 2022 17:02
DALLE COMUNITA’ LOCALI LA FORZA DELLA RELAZIONE E DELLA SOLIDARIETA’ PER IL FUTURO DELL’ITALIA

    Pubblicato in: MCL, Articoli e comunicati

Documento Del MCL sulle Elezioni Amministrative Di Domenica 12 Giugno 2022

1.    La durissima fase che ha accompagnato la diffusione della pandemia, le preoccupazioni e l’incertezza che agitano la scena internazionale a seguito della esecrabile invasione dell’Ucraina da parte della Russia e, soprattutto, la percezione che nuove e sconosciute sfide possano mettere in discussione gli elementi sui quali si è basata la condizione sociale, economica e politica delle comunità occidentali, diffondono inquietudine nella vita quotidiana dei cittadini. L’Europa e l’Italia in particolare mostrano difficoltà e sostengono costi sociali pesanti, subendo gli effetti di eventi che hanno altrove  origine e cause.

   

2.    Appaiono lontane le illusorie certezze che hanno  accompagnato gli anni della globalizzazione e l’dea che si fosse giunti vicino ad una condizione di pace permanente e di uno sviluppo progressivo quasi che ci si trovasse di fronte alla edificazione di una nuova umanità che non avrebbe più sofferto privazioni e guerre con l’aiuto di ciò che la scienza e la tecnologia erano in grado di mettere a disposizione. Troppi segnali in  senso contrario erano stati ignorati o ritenuti solo ostacoli di un passato ormai superato.   L’umanità si risveglia in una realtà complessa, nella quale, ritornano come necessari i temi dei principi di etica naturale  sui quali costruire la stabilità sociale e le relazioni, la  salute, la sicurezza, il lavoro, la pace, mentre riemerge l’importanza delle istituzioni politiche e della rappresentanza, rispetto alle tendenze che hanno  invocato la sostituzione della partecipazione e della sussidiarietà, per instaurare verticismo, tecnocrazia e  individualismo di massa.

   

3.     Provvidenzialmente sono emerse segnali di una prima consapevolezza. Gli interventi posti in essere dall’Europa che ha finalmente pienamente riconosciuto come fondamentali per il suo futuro le politiche  di solidarietà, come anche  le iniziative assistenziali degli stati che hanno diffuso risorse per lenire le ferite economiche più evidenti, sono certamente componenti importanti per far fronte ad una condizione di carattere straordinario che, tuttavia,  potrebbe protrarsi  per un tempo ancora lungo. Ma ciò che sembra emergere dagli inevitabili cambiamenti, comunque, è la necessità di costruire una nuova più stabile articolazione della società civile con il superamento di una diffusa precarizzazione che è andata dilagando dalla sfera etica a quella economica, dalla status sociale a quello lavorativo.

   

4.     Questa precarietà che impedisce di guardare al futuro si rende evidente, nel nostro Paese, dai dati dell’emergenza demografica, della quale vantiamo, purtroppo, un primato. Si tratta di un fenomeno non recente che la pandemia ha contribuito ad aggravare. Un fenomeno tollerato  per troppo tempo e per troppa superficialità di valutazione, frutto di culture antinataliste  e di previsioni fuorvianti sulla sovrappopolazione, del tutto inconsapevoli delle conseguenze che  avrebbe comportato.  Con esso si determina, infatti,  un invecchiamento della popolazione, rendendo la società meno capace di innovare e di essere adeguata ai cambiamenti. La connessa crisi dell’istituto famigliare con la conseguente crescita di nuclei composte di una persona, tende a sollecitare  uno sviluppo sociale di tipo individualistico con l’indebolimento dell’essenziale rapporto tra persona e comunità che, oltre ad annullare il ruolo della  famiglia, colpisce le istituzioni scolastiche e emargina i corpi intermedi  con le connesse reti di vicinato e associative. 

   

5.     Per l’Italia si tratta di un cambiamento epocale che annulla quella “eccezionalità”, fondata sulla famiglia,  che aveva rappresentato l’elemento costitutivo della sua  crescita economica, con il ruolo determinante e trainante della piccola e media impresa.  Non solo, ma rischia anche di far deperire quel ruolo dell’istituto familiare che  ha sostenuto e completato la coesione sociale e sopperito alle carenze dei sostegni assistenziali.  

   

6.     Appare indispensabile impedire l’ulteriore aggravarsi di questo andamento. Tale problema richiede che, oltre agli interventi di natura economica, si aprano orizzonti di  carattere antropologico,  di difesa e valorizzazione del rapporto tra persona e comunità, di superamento dell’immediatismo egoistico, operando concretamente per indicare il primato dello  sviluppo futuro. Il superamento dell’aridità demografica  richiede la fondamentale condizione di sentirsi pienamente dentro una comunità di persone, oltre le primarie necessità lavorative ed economiche.  

   

7.     E’ richiesta quindi la consapevolezza che le sofferenze, le incertezze e l’acuirsi dei problemi che attanagliano l’Italia  si accompagnano anche  ad uno spaesamento di carattere comunitario, poiché si è andata affermando una lenta erosione di principi di riferimento e di salvaguardia della coesione sociale.  D’altra parte le istituzioni dell’ordine civile tendono a verticalizzarsi e a produrre  centralizzazioni e  modulazioni tecnocratiche che vanno restringendo gli spazi della partecipazione e della  rappresentanza. Questa evoluzione rischia di divaricare il rapporto tra cittadini e istituzioni rendendo più difficoltoso ottenere per iniziativa delle politiche governative  l’avvio di interventi atti a produrre un indirizzo ricostruttivo. Soprattutto rischia di stabilizzarsi  un  allontanamento tra le esigenze della comunità e la rappresentanza e,  in sostanza,  di  annullarsi l’ indispensabile  relazione tra le istituzioni politiche e la società. All’anelito che in passato aveva richiesto più società e meno Stato, si va sostituendo la constatazione di un andamento complessivo che rischia di farci ritrovare senza società e senza  Stato. Cioè con un prevalente individualismo e burocrazia centralizzata.

   

8.     Il rinnovo di numerose amministrazioni locali giunge in questo contesto. I soggetti politici non possono ignorare di trovarsi di fronte ad una crisi che avendo assunto un carattere antropologico richiede di essere affrontata su tale campo, anche perché il territorio con le sue biodiversità storiche, culturali, politiche e sociali non solo deve essere salvaguardato, ma può rappresentare quella leva dalla quale operare per affrontare e risolvere lo spaesamento in atto.

   

9.     Il modello politico istituzionale degli enti locali con l’elezione popolare diretta del sindaco e con lo schema bipolare ha assicurato sufficiente stabilità politica  e un discreto grado di omogeneità e reciproco riconoscimento tra gli schieramenti politico elettorali . In sostanza, rispetto alla perenne conflittualità del quadro politico nazionale, a livello locale si è andato realizzando un buon grado di consapevole e condivisa coesione municipale  dei soggetti politici , che spesso hanno dato vita a esperienze civiche foriere di un protagonismo dei corpi intermedi. Da ciò ne è derivata  la possibilità di un apporto più ampio nella realizzazione dei programmi municipali con un più ridotto scontro ideologico e di strumentale conflittualità.  

   

10.In base a tale oggettiva constatazione occorre rivendicare per gli enti di territorio una più ampia competenza amministrativa che contrasti con la verticalizzazione che gli eventi straordinari stanno comportando  nell’ambito delle istituzioni politiche centrali. In buona sostanza i rischi che stanno minacciando i connotati democratici e partecipativi della democrazia rappresentativa vanno contrastati proprio ove si verifica più partecipazione e più dinamismo sociale,  ampliando la sfera amministrativa degli enti locali e snellendo le procedure decisionali.

   

11. Il lavoro e lo sviluppo rappresentano le nuove frontiere sulle quali si misurerà la capacità di futuro dell’Italia nelle sue ricche articolazioni sociali e territoriali.  Le politiche locali, costituiscono una componente fondamentale nel percorso di ripresa dell’Italia e  debbono essere poste in grado di contribuire ad  assolvere a tale prospettiva attraverso:

  • il risanamento delle fratture del Paese, tra il Nord e il Sud ed altre aree interne o adriatiche;
  • lo sviluppo delle infrastrutture sia materiali che informatiche con particolare attenzione a quelle aree marginalizzate dalla globalizzazione e dalla grande distribuzione, partendo dal basso e  favorendo l’inclusione sociale, con il superarmento del digital divide ;
  • l’incentivazione della realizzazione di reti relazionali familiari, di vicinato e associative;
  • il riscatto delle periferie urbane con la realizzazione di centri integrati che le rendano autosufficienti per i servizi e la qualità urbana;
  • la salvaguardia del credito di prossimità fondamentale con il suo bagaglio di capitale relazionale, per la tutela e lo sviluppo delle comunità minori e le attività produttive connesse ai territori;
  • la valorizzazione delle eccellenze produttive quali elementi identitari e componenti per più vasto made in Italy;
  • la rivitalizzazione dei borghi anche connettendoli alle attività turistiche  con la ricettività diffusa e il recupero di beni culturali e religiosi, destinati altrimenti ad un ingiusto oblio;
  • l’impostazione di politiche ambientali antropiche non piegate all’ambientalismo globalista , ma in grado di connettere tradizione e modernità, esaltando il valore ambientale dell’agricoltura e di quelle attività produttive che valorizzano la cultura dei territori.

   

12.  L’occasione della competizione elettorale amministrativa non deve essere dimensionata al solo confronto di profilo partitico o di un esasperato leaderismo autoreferenziale. L’Italia  dei “cento campanili” può costituire,  di fronte allo spaesamento prodotto dalle  crisi,  il modello sociale e comunitario sul quale  riorientare un confronto che  riproponga principi  essenziali quali la partecipazione, la sussidiarietà, il civismo, la solidarietà, le sue radici culturali, storiche e religiose. 

   

13.Il PNRR è una sfida che le amministrazioni locali devono saper cogliere. Nella ricerca della esaltazione della competitività del Paese, sarebbe limitativo correlare gli  interventi al paradigma economico e sociale dei ”sistemi” europei, spesso a scala globale. Occorre sospingere la modernizzazione preservando le specificità, aiutando le imprese di territorio con la informatizzazione a collegarsi con i mercati,  favorendo la nascita dei distretti produttivi, aiutando le filiere per contenere la crescita dei prezzi delle materie prime . E’ l’Italia nel suo complesso, con la sua storia e le sue tradizioni , con il suo senso comunitario e l’essenziale valore della persona che deve modernizzarsi e affrontare le sfide che si presentano.

   

14. Non deve mancare nel confronto elettorale l’importante patrimonio  politico del popolarismo. A prescindere dal peso specifico dei partiti  che ad esso si richiamano si tratta di una cultura politica forte che ha avuto il merito di far crescere il Paese e di aver diffuso il lievito della democrazia partecipata di fronte agli egoismi ideologici, contribuendo ad una sollecitazione verso valori ed una coscienza nazionale ed europea  condivisa. Alle realtà locali,  alle amministrazioni , agli uomini  e donne che avranno la responsabilità di governare i complessi e poliedrici territori dell’Italia spetterà, come non mai, un compito difficile, un lavoro quotidiano, giorni di sofferenza per la sovente distanza tra risorse ed aspettative, tra strumenti normativi e voglia di intervenire. Se non mancherà la consapevolezza e l’entusiasmo di compiere un opera al servizio della comunità i risultati verranno e  aiuteranno il nostro Paese ad essere migliore e a superare il giorni difficili che abbiamo di fronte. 

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