Sud Sudan: mons. Carlassare (vescovo Rumbek), “apriremo centro di cura del trauma e organizzeremo percorsi di riconciliazione e perdono”

foto: La voce dei Berici

“In Sud Sudan il Natale è la festa per eccellenza poiché viene anche dopo la mietitura in un tempo di relativa prosperità. La popolazione si raduna, senza distinzione di credo o classe sociale, per celebrare la vita. E la comunità ne esce vivificata, rinsaldata e, in qualche misura, anche rinata. È bello allora celebrare la vita di Gesù e, in Lui, la nascita di una nuova umanità”. Queste le parole di padre Christian Carlassare, il vescovo di Rumbek ferito alle gambe con armi da fuoco durante un agguato lo scorso mese di aprile, prima dell’insediamento nella sua diocesi. Dopo aver subito interventi e cure per la riabilitazione padre Carlassare, missionario comboniano, è ancora in Italia per decisione della Santa Sede, che ha nominato nel frattempo amministratore apostolico monsignor Matthew Remijio Adam Gbitiku. “Il 2021 è stato l’anno più insolito della mia vita – dice –. L’ho cominciato con una prolungata celebrazione del Natale durata circa due settimane durante le quali ho incontrato diverse comunità cristiane”. L’8 marzo è arrivata la nomina “del tutto inaspettata” a vescovo di Rumbek. Il 19 marzo è andato via dalla città di Malakal, sempre in Sud Sudan, e ha raggiunto Rumbek il 15 aprile. “Dopo soli 10 giorni sono stato vittima di un attentato – racconta –. Questo incidente ha, a dir poco, stravolto i miei piani ed aspettative. Ho fatto esperienza della mia debolezza. Non solo quella fisica dovuta al danno subito e alla lenta riabilitazione che, grazie a Dio, ha portato buoni frutti e mi ha permesso di recuperate bene. Ma anche la debolezza dovuta al fatto di non essere riuscito a promuovere quella pace, unità e cooperazione a cui tanto aspiravo. Di certo non è dipeso solo da me. Ma questo mi ha richiamato sulla mia povertà e bisogno quindi di essere umile”. Il perdono, prosegue, “deve essere coltivato come scelta personale che costa sacrificio. Da qui parte il percorso in salita della riconciliazione che è sempre un cammino comunitario e che non si può forzare a furia di spinte ma deve maturare come impegno comune”. “Alla luce di quanto mi è successo – afferma –, ritengo importante che la diocesi di Rumbek dia nuova vita al centro di cura del trauma promosso in passato dal nostro vescovo mons. Cesare Mazzolari”. Riaprirà anche il centro di ascolto diocesano, per proporre percorsi di riconciliazione, giustizia e pace. Inoltre nel 2022 saranno organizzati in diocesi ritiri per gli agenti pastorali per “per superare ogni ostilità e promuovere comunione” e programmi per la formazione di leaders del posto per “la risoluzione dei conflitti locali o violenze familiari”. “Questo processo – conclude – si basa sulla dignità di ogni persona superando le tre comuni dicotomie: quella etnica tra clan e tribù, quella sociale tra chi è potente e chi non conta nulla nella società, quella antropologica tra uomo e donna in una società fortemente patriarcale”.

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